La storia del whisky nasce in Europa, e più precisamente in Scozia. Il primo documento che parli di questo apprezzatissimo distillato risale al 1494, ma è del tutto lecito immaginare che le sue origini siano più remote nel tempo e dipendano dalla coltura di particolari cereali utilizzati per la realizzazione. Oggi il whisky scozzese è ancora il più pregiato?
Quando si parla di whisky bisogna sempre tener presente che si tratta di una definizione generica. Gli appassionati sanno bene che la produzione di questo distillato può avvenire in tantissime maniere differenti. Può infatti cambiare la miscela di cereali da far macerare o il materiale in cui sono fatte le botti in cui viene contenuto prima della distribuzione.
Le origini Scozzesi del Whisky
Secondo alcuni accordi internazionali, l’unico distillato a poter utilizzare la denominazione scotch whisky (oggi i due termini sono spesso utilizzati impropriamente come sinonimi) è quello scozzese, ovvero quello prodotto da prima in ordine di tempo. Tuttavia il whisky ha avuto una diffusione assolutamente globale, e in questo processo ogni paese ha provato a standardizzare una ricetta nazionale, in modo da conferire un chiaro marchio di appartenenza al distillato e conquistare ampie nicchie di mercato.
La storia del Whisky negli Stati Uniti
Negli Stati Uniti, ad esempio, la tradizione del whisky è molto forte: nel 1700 venne assunto come simbolo tangibile della libertà e della specificità americana, intenzionata a differenziarsi fortemente da quella culturale britannica. Il whisky, nel primo Novecento, è stato anche simbolo della lotta alla legge sul contrabbando, e di conseguenza, simbolo di un’intera epoca.
Ad ogni modo anche negli USA la produzione nazionale è fortemente differenziata e settorializzata in base ai gusti dei consumatori. Il famoso Bourbon, ad esempio, è prodotto in sei stati americani ma principalmente in Kentucky dove ancora oggi insistono diverse distillerie. Il Bourbon americano è molto più dolce degli altri.
Quanti tipi di whisky americano esistono?
Variante totalmente opposta è il Rye Whisky, prodotto con maggiori percentuali di segale e per questo presenta un gusto più intenso e profondo. Altra variante ben più nota anche per ragioni commerciali è il Tennessee’s Whisky, cui il Jack Daniels è il prodotto più conosciuto ed illustre. La produzione del distillato nelle sue varie forme, comunque, non si ferma assolutamente a questi ben noti paesi di area anglosassone. Un produttore emergente ed apprezzato di Whisky è il Giappone: vediamo quali sono i prodotti di punta e quelli da provare assolutamente.
Whisky Giapponese: ecco perché è così apprezzato
La storia del Whisky giapponese è sicuramente molto più recente di quella europea, ma per via della sua grande ascesa ha attratto l’attenzione di critici e specialisti del settore. La prima attestazione di produttori amatoriali giapponesi si colloca alla fine del 1800, in questo frangente si inizia a produrre whisky con materie prime giapponesi ma con metodo ancora rispettoso di quello codificato e canonico proveniente dalla Scozia. Tuttavia col passare del tempo, i prodotti del Sol Levante hanno acquisito una certa popolarità e hanno conquistato un discreto pubblico.
I whisky giapponesi possono essere utilizzati anche per la produzione di cocktail come Highball, ma possono essere anche bevuti lisci. I prodotti giapponesi, pur sacrificando il tempo di invecchiamento per stare al passo con il mercato, regalano alta specificità ad ogni lotto distillandolo con un alambicco diverso. Il perdurare di ciò che all’inizio era definita come “moda” sta lentamente dimostrando che il distillato per eccellenza è pronto per aprirsi a nuovi orizzonti ed il pubblico sembra essere d’accordo.